Memorie di una Geisha, multiblog internazionale di HAIKU di ispirazione giapponese
Archivio per gennaio 2019
In memory of Rachel Sutcliffe
swallows leave
rondini migrano
knowing
Ciao mia cara Rachel, che il tuo cuore resti sempre luminoso come una stella
Arte in versi, le foto del mio premio Menzione d’onore per il saggio letterario dedicato ad Anna Pozzi
L’eco cupa del tonfo, ricordando Antonia Pozzi. Menzione d’onore nella categoria saggio letterario, premio “Arte in versi”, Novembre 2018
L’eco cupa del tonfo, ricordando Antonia Pozzi
Il 13 Febbraio si celebra l’anniversario della nascita di Antonia Pozzi, poetessa milanese morta suicida a soli ventisei anni. La data che segna la fine della sua esistenza è il 3 dicembre 1938. La neve ricopre il manto erboso attorno all’abbazia di Chiaravalle e attutisce ogni rumore; l’eco del suo tonfo le dona quella pace che anelava da tempo. La sua bicicletta si ferma per l’ultima volta costeggiando i campi dell’abbazia di Chiaravalle: questa sarà la sua ultima fermata.
Suonano i passi come morte cose
scagliate dentro un’acqua tranquilla
che in tremulo affanno rifletta
da riva a riva
l’eco cupa del tonfo
Antonia Pozzi scelse di togliersi la vita giovanissima, incapace di vivere in un mondo che non riconosceva essere suo.
Sì, bello morire,
quando la nostra giovinezza arranca
su per la roccia, a conquistare l’alto.
La morte rappresentò per Antonia, quella liberazione che tanto desiderava intimamente fino a cadere in quel vuoto al quale si affidò con chiara consapevolezza.
Un passo indietro
Antonia Pozzi è bionda, minuta e delicata, una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie; accanto a lei ci sono suo padre, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola. Nelle fotografie i suoi genitori la guardano sempre con amore e dedizione. Suo nonno Antonio è una persona coltissima nonché un noto storico amante dell’arte e la nonna, Maria (Nena per Antonia) è una donna sensibilissima ed è la figlia di Elisa Grossi figlia di Tommaso. Con Nena, Antonia avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto.
Nel 1922 Antonia si iscrive giovanissima al liceo-ginnasio Manzoni di Milano: si diplomerà nel 1930. Tra i banchi di scuola la Pozzi si innamora del suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, che per primo le mostra la bellezza celata tra le parole e la vita che scorre tra le righe di una penna. La studentessa inizia con Cervi una relazione che definisce in una lettera all’adorata nonna Nena come «una gran fiamma dietro una grata di nervi, un’anima purissima anelante.» Cervi non è fisicamente un uomo attraente ma possiede un’immensa cultura classica. Li accomuna l’amore per il bello, l’arte, la cultura, la poesia e il sapere in generale.
Tuttavia il padre di Antonia osteggia in maniera ferma la relazione col Cervi che viene trasferito a Roma. Questo amore resterà incancellabile dalla sua anima per tutta la sua breve e tormentata vita.
Dopo il bacio – dall’ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
(L’allodola)
La poesia diventa una lirica straordinaria nonché la sublimazione di un amore impossibile.
A Roma Cervi instaurerà con la sua amata, uno scambio epistolare che si protrarrà fino al 1934.
« Navighiamo a incontrarci» , scrive Antonia in una poesia del 1933 che ha come titolo Ricongiungimento.
Se io capissi
quel che vuole dire
– non vederti più –
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
Tuttavia essi non si riuniranno mai più e il trasferimento del docente a Roma, segnerà la fine della loro relazione.
All’inizio degli anni trenta, Antonia si iscrive alla facoltà di lettere della Statale di Milano dove frequenta assiduamente le lezioni di filosofia di Antonio Banfi, entrando nella cerchia dei cosiddetti “banfiani”; è un ambiente culturalmente vivo e stimolante ma che la Pozzi non sente adatto a lei, donna e poetessa sensibile, al punto che un giorno si sente consigliare da Banfi di passare al romanzo storico e da Paci di «scrivere il meno possibile.» Intanto il seme del fascismo sta furiosamente germogliando e le serate alla Scala con sua madre sono oramai un lontano ricordo, giorni in cui la musica penetrava profondamente nel suo cuore e alla stregua delle sue adorate parole, attraversava i meandri della sua anima. Sono memorie lontane, appartenute a un passato cancellato dal dramma dei giorni che scorrevano sul calendario; si celebra la malvagia lussuria della guerra che permea ogni cosa.
Antonia che ha sempre snobbato i salotti borghesi, si ritira tra gli amati monti e scrive le sue poesie più belle. Nella natura selvaggia, tra rocce e gli amati nevai, a cui dedicherà una lirica struggente, Antonia cerca quella bramata pace che metta a tacere il suo tormento interiore e faccia da elemento conciliatore tra lei e il mondo. Antonia tenta di pacificare il suo tormento, instaurando un dialogo tra se stessa e il mondo, respirando le sue ferite nell’aria rarefatta delle cime innevate.
Io sognai nella neve di un’immensa
città di fiori
sepolta –
io fui sui monti
come un irto fiore –
e guardavo le rocce,
gli alti scogli
per i mari del vento –
e cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m’avvampava nel sangue –
(Nevai, 1934)
La montagna è la vita e le parole di Antonia celebrano perfettamente questo suo sentire, un forte legame, un attaccamento unico alla terra. Radici forti che diventano umane, come le emozioni di Antonia che le descrive e da esse si fa prendere e condurre per mano, fino alla vetta più alta.
Lo spirito si esalta fino a entrare in una profonda comunione spirituale con la bellezza dei luoghi che la circondano.
Ma è anche una natura che le fa sentire intensamente gli umani limiti. Antonia vive con disagio la situazione politica e sociale del suo tempo, il cui clima sempre più cupo sembra influenzare progressivamente anche il suo stato d’animo e il suo sguardo sulla vita. Le parole non possono più salvarla e non colmano il vuoto e la malinconia. È una spaccatura troppo netta tra il mondo là fuori, in cui imperversa la guerra e quello che si agita nel suo cuore.
Signore, tu lo vedi
ch’io non ho occhi più
per i tuoi cieli, per le nuvole tue
consolatrici
(Preghiera, 1934)
Pochi mesi prima del suicidio, scrive all’amica Elvira Gandini senza nascondere la sua disillusione, l’incertezza del futuro, la strada in salita: una grande strada bianca. Si sente oramai senza radici:
Anch’io non ho radici
che leghino la mia
vita – alla terra –
anch’io cresco dal fondo
di un lago – colmo
di pianto.
(Ninfee, 1937)
La sua è una corazza vulnerabile che lascia intravedere la sua disperazione mortale, di cui parlerà nel suo biglietto d’addio il 3 dicembre del 1938. La neve riveste di bianco la campagna intorno all’abbazia di Chiaravalle. Antonia abbandona la bicicletta e si siede a pochi metri da una roggia; ha con sé un barattolo di barbiturici che ingoia con una sola sorsata d’acqua e poi si sdraia sulla neve. La trovano ancora viva, ma muore poche ore dopo, ufficialmente per «polmonite», dirà suo padre, che tenterà a lungo di coprire lo scandalo del suicidio, attribuendo la sua scomparsa a una polmonite ed evitando di far trapelare per molto tempo le sue opere, oggi per fortuna quasi tutte edite.
Esita l’ultima luce
fra le dita congiunte dei pioppi –
l’ombra trema di freddo e d’attesa
dietro di noi
e lenta muove intorno le braccia
per farci più soli –
(Presagio, novembre 1930)
Ad Antonia Pozzi è stato dedicato un film nel 2009 Poesia che mi guardi, della regista Marina Spada, impreziosito da immagini d’epoca della Pozzi tratte dai filmati di famiglia.
La Pozzi è sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo.
Nell’immagine, uno scatto tratto dal film “Antonia”
ephemerae, edited by Shrikaant K. Murthy, November 2018, printed edition
My copy of ephemerae, edited by Shrikaant K. Murthy, November 2018, printed edition, is here. Here’s my poem:
paper crane
its shadow
begins flying
Eufemia Griffo
La stanza di Erato, concorso letterario, Genova, gennaio 2019. Seconda classificata nella sezione poesia, menzione di merito nella sezione haiku
Il 5 gennaio si è svolta a Genova la cerimonia di premiazione del concorso letterario La stanza di Erato. Mi sono stati assegnati due premi: seconda classificata nella sezione poesia (sono state premiate cinque mie liriche a tema classico ispirate all’uomo e al mare), segnalazione di merito nella sezione haiku. Non ho potuto presenziare, ma ringrazio Laila Cresta, scrittrice e organizzatrice del premio e la qualificatissima giuria, composta da esperti del settore, tra cui Pasquale Asprea per la sezione haiku. Complimenti a tutti. LA GIURIA DI ERATO Prof.sa Maristella Angeli, artista Pasquale Asprea, poeta Prof.sa M. Grazia Bertora, latinista Prof.sa Giuseppina Lucia Capodici, linguista Dott. Antonio Figari, Associazione Culturale Giano Elisabetta Magri, poesie in genovese e short story Prof. Leonardo Paganelli, studioso di lingue medio-orientali (UNIGE) Dott.sa Fuyung Won.
Appena arriveranno, pubblicherò le immagini dei premi e a seguire, nei prossimi giorni, le poesie vincitrici.
Komorebi – Colonna haiku rivista letteraria “Euterpe”, Settembre 2018
Komorebi, curata da Valentina Meloni all’interno della rivista letteraria Euterpe. Questi sono i miei quattro contributi dedicati a donne coraggiose. Il tema delle donne e il coraggio è stato quello del numero 27 della rivista uscita in agosto.
Un giorno appena nato
racconta altre esistenze e vite
pagine senza parole –
gocce d’inchiostro silenziose
voci sepolte tra le ciglia
(Ad Alda Merini)
Il sole si è nascosto
tra le fenditure del cielo
nella dimora delle ombre,
restano pallide immagini
dietro nuvole sfilacciate
( A Virginia Woolf)
Se dai miei occhi di luna
il tempo diventasse inganno
sarebbe come un torrente,
i secoli porte inutili
solo barriere di passaggio
( A Mia Martini)
Sguardo appena accennato,
sul falò di ricordi estinti
i giorni sono illusioni;
fili di pioggia tra lacrime
ruscelli d’acqua silenziosi
(Ad Antonia Pozzi, che amò per tutta la vita il suo professore di storia.
Un amore che il padre di Antonia spezzò per questioni relative al rango sociale).
Il cielo è silenzioso,
nemmeno la neve cancella
il contorno di un ricordo,
il pianto del vento sussurra
un lamento avvolto da nebbie
( A Simone Veil, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz e all’orrore del campo di concentramento)
Keiryu di Eufemia Griffo
https://drive.google.com/file/d/1IboaGLe7fPhxTj3z371WF-a5CoKVAPl1/view
ephemerae, edited by Shrikaanth K. Murthy, August 2018
primroses
her kind look
so far way
(to my mother)
Eufemia Griffo
I vecchi giorni
Visto che domani la giornata sarà dedicata al mio libro, pubblico per la prima volta la poesia vincitrice del concorso “Castagne, streghe e dintorni”, Cernobbio Ottobre 2018. Le immagini si ispirano a fatti e personaggi tratti dal mio romanzo, “Sagome di carta. Le streghe di Triora”.
Seduta accanto al fuoco
rivedo tra le fiamme i vecchi giorni
mia madre che tesseva quei fili
luminosi di sole e d’amore
tra le stanche dita annodate di dolore
Mi pettinava i capelli e con i fiori,
i piccoli non ti scordar di me,
intrecciava ghirlande
e le poneva sul capo, di me bambina
di quella che ero, un tempo, una volta
I vecchi raccontano ancora
di quel giorno funesto,
lei era al fiume, le mani nell’acqua
tra le onde colorate di cielo
e cantava un’antica ninna nanna
La portarono via, la strega
la donna da ardere al fuoco,
lo stesso colore
dei nostri tramonti
quando d’estate incendiano i cieli
Mia madre perduta per sempre
nell’oblio del sole
quando tutto brucia tra le sue fiamme
mentre le acque attendono ancora
il suo ultimo canto
Eufemia Griffo
poesia prima classificata al concorso letterario “Castagne, streghe e dintorni”, Rovenna Ottobre 2018. Poesia liberamente ispirata al mio romanzo “Sagome di carta. Le streghe di Triora” ,
i piccoli non ti scordar di me,
intrecciava ghirlande
e le poneva sul capo, di me bambina
di quella che ero, un tempo, una volta
di quel giorno funesto,
lei era al fiume, le mani nell’acqua
tra le onde colorate di cielo
e cantava un’antica ninna nanna
la donna da ardere al fuoco,
lo stesso colore
dei nostri tramonti
quando d’estate incendiano i cieli
nell’oblio del sole
quando tutto brucia tra le sue fiamme
mentre le acque attendono ancora
il suo ultimo canto
Otata, Jan. 2019
Haiku dialogue, edited by Kathy Munro
Delighted to be a part of Haiku dialogue, edited by Kathy Munro, together with many poet friends. Here’s my poem:
fresh snow
on the old path
I find myself
Eufemia Griffo – Otata Jan. 2019
Memorie di una Geisha, multiblog internazionale di HAIKU di ispirazione giapponese
fine dell’anno
i vecchi ricordi coperti
di neve
year’s end
old memories covered
in snow
Eufemia Griffo – Otata Jan. 2019
(image from google)
Le lumachine, n. 31 – Le mie cinque tanka
I miei cinque contributi per il numero de Le Lumachine, diretto da Stefano d’Andrea, dedicato al tanka in Italia e nel mondo.
Cadono foglie –
nessuna ancora sa
il suo destino
nemmeno il vento lieve
che le porta lontano
S’eclissa il sole
oscurato da nubi
di un temporale
anche le stelle muoiono
nella gelida aurora
Cade la neve –
ancora un’altra notte
senza più stelle
smarrite chissà dove
nei meandri del tempo
Tè profumato –
scivolano i ricordi
tra i gelsomini
fragili fiori bianchi
destinati a cadere
Quanto silenzio
irrompe nella notte
dal nero volto
quali arcani segreti
celi dietro al tuo manto?
Eufemia Griffo
https://docs.wixstatic.com/ugd/0ba2eb_262133c4601242de9cb3e20eb975bfdc.pdf
Eufemia Griffo, La stanza di Erato, concorso di poesia e haiku. Menzione di merito per un mio haiku
Memorie di una Geisha, multiblog internazionale di HAIKU di ispirazione giapponese
giardini in fiore-
il fango sulle scarpe
di questo inverno
Eufemia Griffo
Otata, January 2019
Otata, January 1, 2019: ten poems of mine featured in this beautiful journal edited by John Martone. My deep gratitude to the editor and congrats to all!!!
fine dell’anno
i vecchi ricordi coperti
di neve
year’s end
old memories covered
in snow
solitudine invernale
un cigno guarda
il primo fiocco di neve
winter solitude
a swan watches
first snowflake
Natale passato
il tempo si è fermato
in un globo di neve
Christmas past
time stopped
in a snow globe
oche migratrici
anche gli alberi
stanno cambiando i colori
migrating geese
the trees too
are changing colours
campana tibetana
il suono della neve
prima di cadere
singing bowl
the sound of snow
before falling
fiori di gelso
un manto di neve
culla il loro sonno
mulberry flowers
sleep cradled in
a blanket of snow
cielo invernale
anche le stelle diventano
più bianche
winter sky
even the stars turn
whiter
ricordi fugaci
un altro giro
di un vecchio nastro
fugitive memories
another turn
of an old ribbon
antiche zampogne
un vecchio attende ancora
il ritorno dei Re Magi
ancient bagpipes
the old man still awaits
three Wise Men
Via della Seta
senza le stelle
vaghiamo invano
Silk Road
without the stars
we wander in vain
~
Eufemia Griffo
https://otatablog.wordpress.com/
Failed Haiku, January 2019
Failed Haiku, Jan. 2019
Thank you so much to editor Michael Rehling for this great work and congratulations to all poets featured.
These are my five poems:
year’s end
a migrant seeks a refuge
among his memories
winter is coming
the farewell march
of ants
disappearing
into a bowl of sake
my face as a child
winter temple
between Buddha’s hands
a snowflake
dissolved mist
the thin shape
of my wishes
~
Eufemia Griffo
I miei cinque contributi per il numero de Le Lumachine, diretto da Stefano d’Andrea, dedicato al tanka in Italia e nel mondo.
Cadono foglie –
nessuna ancora sa
il suo destino
nemmeno il vento lieve
che le porta lontano
S’eclissa il sole
oscurato da nubi
di un temporale
anche le stelle muoiono
nella gelida aurora
Cade la neve –
ancora un’altra notte
senza più stelle
smarrite chissà dove
nei meandri del tempo
Tè profumato –
scivolano i ricordi
tra i gelsomini
fragili fiori bianchi
destinati a cadere
Quanto silenzio
irrompe nella notte
dal nero volto
quali arcani segreti
celi dietro al tuo manto?
~
Eufemia Griffo
Haiku Euro Top by Krzysztof Kokot
Una meravigliosa sorpresa! Per il secondo anno consecutivo, sono nella top 100 degli autori di haiku in Europa, insieme a molti amici Haikuists internazionali. Thank you so much Krzysztof Kokot for this great honor.
Let’s celebrate and Happy New Year!
Le Lumachine n° 31, dicembre 2018 – Il tanka contemporaneo, in Italia e nel mondo. Guest editor, Eufemia Griffo – a cura di Stefano d’Andrea.
Meravigliosa rivista di cui sono stata guest editor per la sezione autori stranieri.
Memorie di una Geisha, multiblog internazionale di HAIKU di ispirazione giapponese